Una causa della illegalità e della immoralità diffuse nel nostro Paese

Gli episodi di corruzione (il recente caso Pronzato e gli innumerevoli altri scoperti saltuariamente dall’autorità giudiziaria); le emergenti “reti” del malaffare (la cd P4 di cui in questi giorni va dipanandosi una incredibile pervasitività nelle istituzioni), sono sintomi di una immoralità e di illegalità diffuse nella società a tutti i livelli.
Le cause sono sicuramente molteplici e possono affondare le loro radici in ragioni storiche, culturali, sociologiche, ecc. ; altre cause sono più prossime e di più immediata percezione.
Tra queste ultime sicuramente, anche se non da sola, vi è l’attività legislativa dell’ultimo ventennio ed una concomitante prassi dei politici, che hanno tolto autonomia ed indipendenza alla pubblica amministrazione, per renderla sempre più al servizio dei politici.
Provvedimenti normativi, spacciati come risolutori della scarsa efficienza dell’Amministrazione Pubblica, hanno reso gli uffici ed i poteri pubblici legati dalla una catena di “soggezioni” al volere del politico di turno al “potere”.
A prescindere dalle diverse formazioni politiche al governo, a partire dalla privatizzazione del pubblico impiego (D.lg. 3/02/1993 n. 29) – con norme spesso “celate” in provvedimenti di tutt’altra natura, ma con un chiaro disegno volto ad asservire l’apparato burocratico-amministrativo dello Stato – il sistema si è sempre più consolidato ed evoluto verso una forma di privatizzazione non solo in violazione dei nostri principi costituzionali ma anche oggettivamente irrazionale.
Per riuscire ad avere in mano una pubblica amministrazione “docile” agli interessi del politico di turno si è voluto incomprensibile paragonare il “pubblico” al “privato”, ben sapendo che gli obiettivi che devono muovere il primo non sono assolutamente conciliabili con quelle del secondo.
Si è arrivati, pertanto, ad un impianto, nell’interesse della “casta” al governo, a dir poco diabolico ove sono scomparsi alcuni principi fondamentali che devono conformare la burocrazia di una moderna democrazia come disegnata anche dalla nostra stessa costituzione.
Le varie “cricche” e “logge” trovano un humus fertile e, direi, una valida spinta, nella mancanza di regole di evidenza pubblica e trasparenza dell’Azione amministrativa; l’attuale legislazione (e, più ancora una prassi che si va consolidando) sulle nomina, in assenza di regole, delle funzioni dirigenziali ed apicali delle pubbliche amministrazioni favorisce, sollecita ed induce alla corruzione.
E’ indispensabile autonomia, indipendenza e trasparenza per recuperare imparzialità e terzietà dell’ordinamento pubblico e, con essi, efficienza e cura degli interessi generali della collettività.
L’invasione di politici inetti ed immorali tende ad espropriare la funzione pubblica a tutti i livelli. Per la Banca d’Italia – Draghi durante l’ultima assemblea ha potuto affermare con orgoglio che in essa valgono merito ed indipendenza – ,ove il governo si è fatto avanti per imporre il “proprio uomo” all’incarico di Governatore, è dovuto intervenire il Presidente della Repubblica a porre un freno all’impudicizia di Tremonti e Berlusconi.
Purtroppo, nel resto della pubblica amministrazione, l’invasione è già compita con buona pace dei principi costituzionali di imparzialità e buon andamento e libertà.
In tale situazione, in una rete di complici e clienti, si sviluppano le situazioni più incredibili di potere illegale e corruzione.